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STERBINI, Giulio

Roma, 1912 - Roma, 1987

Giulio Sterbini nasce a Roma il 29 novembre 1912 da una famiglia romana di ascendenza nobile.
Dopo gli studi classici al Liceo Visconti si iscrive alla facoltà di Architettura di Roma, dove incontra Le Corbusier di cui segue un ciclo di lezioni universitarie alla Sapienza.
Nel 1935 si laurea con la tesi "Progetto di monastero sul Monte Cavo, Roma" e nello stesso anno ottiene l'abilitazione alla professione presso la Scuola superiore di architettura di Napoli, risultando primo in graduatoria all'esame di stato. Grazie all'ottimo risultato conseguito vince una borsa di studio per perfezionare la sua formazione accademica negli Stati Uniti, ma decide di rinunciarvi per iniziare da subito la sua attività professionale a Roma; il 30 marzo 1936 si iscrive all'Ordine degli architetti di Roma.

Già nei primi anni di attività emerge la vocazione di Sterbini alla concretezza, il suo spirito fattivo incline più alla sperimentazione pratica che non alla speculazione teorica, tratto caratteriale evidenziato anche da Bruno Zevi  - peraltro suo grande estimatore - che lo preferirebbe più dedito agli studi e all'attività accademica.
Sterbini, invece, resta sempre una personalità schiva, e la sua carriera professionale si svolge quasi esclusivamente a Roma presso lo studio che egli aveva aperto sin dall'immediato dopoguerra insieme ai colleghi e amici Ignazio Guidi (Roma 1904 – Roma 1978), Aldo Della Rocca (Roma 1906 – Roma 1953) e Enrico Lenti.

Lo studio è frequentato da giovani collaboratori, ai quali Sterbini infonde l'attitudine alla multidisciplinarità,  e da colleghi (artisti e architetti romani contemporanei) con i quali stringe spesso rapporti di collaborazione professionale, oltre che di fraterna amicizia: Eugenio De Courten, Pericle Fazzini, Marcello Avenali, Pietro D'Orazio, Luigi Montenerini, Ludovico Quaroni; i fratelli Vincenzo e Luigi Passarelli.
Coltiva molteplici interessi quali l'arte contemporanea (Rauschemberg, Oldenburg), la letteratura e la filosofia (Kant, Schopenauer) e la musica (Decadentismo tedesco, opera tedesca) che egli segue sempre con passione, giungendo a raccogliere una grande collezione di dischi.

Nella prima fase della sua attività, adotta un linguaggio monumentale e razionale, in linea con la declinazione romana dell’architettura moderna;  nel dopoguerra Sterbini aderisce al razionalismo, in una versione classicizzante.

Dal 1941 Sterbini è membro effettivo dell'Istituto nazionale di urbanistica;  negli anni '50 è presidente dell'Associazione italiana artisti cattolici e dal 1952 ricopre la carica di esperto urbanista del comitato tecnico-amministrativo del Provveditorato alle opere pubbliche del Lazio.

Sterbini realizza, soprattutto a Roma, la maggior parte delle sue opere architettoniche, tra le più importanti: Cinema Archimede, Istituto delle suore di Nevers all'Eur, Palazzo della Federconsorzi, Ateneo Serafico internazionale, quartiere ALPI alla Serpentara, ristrutturazione del teatro Argentina, Centro residenziale IACP "Corviale".
Nel 1969 vince il premio nazionale In/Arch con il progetto per i quartieri Alpi e Pratorotondo a Roma e il premio regionale per il Centro sperimentale metallurgico a Castel Romano.

Durante gli ultimi anni della sua attività provvede alla riproduzione di tutti elaborati grafici delle sue opere progettuali realizzando tre cataloghi, organizzati cronologicamente, che dedica alla moglie; gli originali risultano in gran parte perduti, ad eccezione di quelli relativi alla tesi di laurea ed ai lavori degli ultimi anni di attività.
Muore a Roma nel 1987.

 

Bibliografia
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G. Muratore et al., Italia. Gli ultimi trent'anni, Bologna, 1988, pp. 351, 378.
A.M. Ippolito - M. Pagnotta, Roma costruita. Le vicende, le problematiche e le realizzazioni dell’ architettura a Roma dal 1946 al 1981, Roma, 1982, pp. 62, 148.
Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica, a cura di P. Portoghesi, Roma, 1968-1969, VI, pag. 79-80.
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AA. VV., I cinema nella città. Mostra documentaria sulle sale cinematografiche di Roma, Roma, Clear, s. d., pp. 46-47, 56-57.

 
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