BOICO, Romano
Trieste, 1910 - Trieste, 1895
Romano Boico si diploma al Regio
istituto industriale di Trieste nel
1930, la scuola che formava i
Baumeister, e svolge il suo primo
apprendistato come tecnico in
Liguria, successivamente nel Comune
di Zara, infine ad Arsia, durante la
realizzazione della città mineraria
progettata da Gustavo Pulitzer
Finali. Prosegue gli studi negli anni
della guerra all'Università di
architettura di Venezia, dove si
laurea nel 1944, e dopo alcuni
trasferimenti a Gorizia e Milano si
ristabilisce Trieste, per
ricominciare una nuova carriera
professionale di architetto. I suoi
primi lavori sono ancora ricchi delle
suggestioni ricevute dal classicismo
mediterraneo, visto e studiato negli
anni Trenta e Quaranta, come nel
villaggio-giardino di case popolari a
Cologna in Monte (1946) e nel
progetto per la sopraelevazione con
giardino pensile dell'Istituto
nautico a Trieste (1946), ma si
orienta rapidamente verso altre
tendenze. Boico è interessato alla
ricerca di un'architettura dal
linguaggio moderno più
internazionale, senza rinunciare a
riferimenti mediterranei, come nella
casa d'appartamenti in via Murat
(1948) e nel progetto per una casa a
torre in via Giulia (1947 e 1953), o
nella successiva casa della
Cooperativa Edificatrice Dipendenti
INAIL (1950). Per questo motivo è
fondamentale nella sua professione la
collaborazione con Aldo
Cervi, ancora più incline al
rigore razionalista, in diverse opere
quali il progetto per un Istituto di
rieducazione minorile (1948), il
progetto di concorso per la sede e i
servizi generali dell'Ente Porto
Industriale (1952), infine, con
l'aggiunta nel gruppo di Vittorio
Frandoli, il concorso per il mercato
ortofrutticolo (1951 e 1954) e il
Poliambulatorio e sanatorio
chirurgico dell'INAM (1950-56).
Contemporaneamente Boico coltiva
l'interesse, già avviato durante gli
studi universitari, per
l'architettura d'interni e
l'arredamento, che lo porta a
progettare inizialmente il negozio
Grandi Marche (1948) e
successivamente interni di
appartamenti. Anche in questo campo è
decisiva l'esperienza maturata nel
gruppo capeggiato da Umberto
Nordio, con Cervi, Vittorio
Frandoli e spesso lo scultore
Marcello Mascherini, per la
progettazione di importanti interni
di motonavi, a partire dal Conte
Biancamano (1949) per poi proseguire
con le Australia (1951), Augustus
(1951), Asia (1952-53), Africa
(1951-52) e Homeric (1954). Il legame
tra l'architettura e le opere d'arte
negli interni e la ricerca di forme
sempre più dinamiche saranno filoni
di ricerca costantemente presenti
nelle successive opere di Boico.
Negli anni Cinquanta mette in pratica
le sue prime esperienze con la
realizzazione a Trieste della sede
INAIL (1952-57) in via del Teatro
Romano, importante intervento a torre
del cuore del centro cittadino, e la
costruzione delle tribune
dell'ippodromo di Montebello
(1951-58), sperimentando un
liberatorio espressionismo
strutturale che gli procura
l'attenzione di importanti riviste di
settore. La sintesi di queste diverse
esperienze progettuali avviene
attraverso la lettura degli scritti
di Bruno
Zevi, quindi al suo
interessamento per l'architettura
organica e alla conoscenza dei
principi progettuali di Ernesto
Nathan Rogers, presente spesso a
Trieste per tenere delle conferenze.
Saranno infatti le opere della
seconda metà degli anni Cinquanta, a
partire dalla casa Alberi a Duino
(1957-61), a caratterizzare una
progettazione più coerente verso
forme organiche e nel rispetto delle
preesistenze ambientali, come si
ritrova anche nella fabbrica Sadoch
(1956) e nelle successive casa
Bacchelli a Duino (1961-64), casa
Sadoch (1963-64) e la casa del
custode (1963-64) nel quartiere
residenziale "I tigli". Su questa
linea si collocano anche gli
interventi residenziali come
capogruppo nel quartiere Borgo San
Sergio (dal 1957), coordinato da
Rogers, e nel quartiere INA - Casa di
Chiadino in Monte (1957-65), e tra le
applicazioni più coerenti della
poetica delle preesistenze ambientali
ritroviamo la casa canonica della
chiesa di San Francesco a Muggia
(1963-67). Dal 1963 fino al 1980
Boico insegna Architettura
d'allestimento presso l'istituto di
architettura navale dell'Università
di Trieste, ed è l'occasione per
riflettere nuovamente sull'idea di
una spazialità dinamica degli interni
insieme ad un linguaggio sempre più
astratto. È degli anni Sessanta
infatti l'ultima svolta stilistica in
tal senso di Boico, che si manifesta
inizialmente in particolare negli
interni delle motonavi Guglielmo
Marconi (1961-63), Oceanic (1962-65)
e Italia (1964-67), per poi
esprimersi con vigore nella casa per
il critico d'arte Garibaldo Marussi
(1964-67) e nella casa dello scultore
Marcello Mascherini (1966-67). A
questo filone appartengono anche le
numerose realizzazioni di questi
anni, frutto dell'intensificarsi
dell'attività professionale, tra cui
si ricordano la villa Perizi a Duino
(1962-71), la casa dello studente
dell'Università di Trieste (1972-79),
la casa Bergamini a Basovizza
(1971-75), la casa Isoardi (1972-76),
la ristrutturazione dell'appartamento
Malabotta (1974), infine la casa per
sé a Grignano (1976-79). In questi
anni, infine, Boico affronta il
progetto più rappresentativo della
sua ultima ricerca di un'architettura
essenziale ed antiretorica, con la
realizzazione del monumento della
Risiera di San Sabba a Trieste
(1966-75).
Bibliografia
M. Mucci, La
risiera di San Sabba. Un'architettura
per la memoria, Gorizia,
Editrice Goriziana, 1999
Romano
Boico architetto. 1910-1985,
Catalogo della mostra, a cura di M.
Pozzetto, Trieste, Lint, 1987
AA. VV., La
città delle forme. Architettura e
arti applicate a Trieste
1945-1957, Catalogo della mostra
a cura di F. Caputo-M. Masau Dan,
Trieste, Edizioni Comune di Trieste,
2004, pp. 183-84, 188, 192, 197
M. Mucci, Romano
Boico architetto (1910-1985), in
«Archeografo triestino», serie IV, LV
(CXIII della raccolta), 2005, pp.
215-245
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