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ARATA, Giulio Ulisse

 
 Giulio Ulisse Arata.

Giulio Ulisse Arata.

 
 

Piacenza, 21 agosto 1881 - Piacenza, 15 settembre 1962

Architetto, restauratore, critico e studioso, fu tra i maggiori esponenti del rinnovamento dell'architettura nei primi decenni del secolo, nel periodo del neoeclettismo, del liberty declinante e della dibattuta questione di una via italiana verso l'architettura moderna.
Nacque a Piacenza il 21 agosto 1881 da Giovanni, sacrestano della chiesa di Sant'Antonino, e da Angiolina Costa. Fu nella sua epoca architetto conosciuto e di successo la cui fama però non sopravvisse alla sua epoca. Frequentò la Scuola d'Ornato e Architettura a Piacenza diplomandosi nel 1899. Frequentò in seguito l'Accademia di Brera e si diplomerà architetto a Roma nell'Accademia delle belle arti con il professore Luigi Rosso. Per questo motivo non potrà firmare le sue prime opere fino a che i diplomati dell'Accademia non vennero accolti, senza esame di abilitazione, nell'Albo nazionale degli architetti.
Fu supplente per un anno alla cattedra di Architettura dell'Accademia di Parma, ma rimase comunque sempre un architetto libero professionista.
Subì influenze da Frank Lloyd Wright, Antonio Sant'Elia, Erich Mendelsohn e Antoni Gaudì.
La sua ricerca fu considerata coraggiosa da gran parte della critica coeva, rivoluzionaria addirittura in quanto costituiva comunque una reazione alle esperienze "francesi e viennesi", art nouveau e secessioniste. Proponeva un'idea moderata di architettura moderna che avrebbe dovuto misurarsi con i tratti del paesaggio e della città storica italiana, ma rimase voce isolata e a volte fortemente criticata.
Dal 1906 è stabilmente a Milano dove come "architetto-artista" collabora con molti piccoli imprenditori edilizi limitando, spesso, il suo apporto alle sole facciate. Un importante intervento è costituito dalla casa Carugati-Felisari edificata nel 1907-1908 in via Mascaroni 18 a Milano, dove troviamo molti elementi che caratterizzeranno le sue realizzazioni successive e che costituiranno quello che Fabio Mangone ha definito lo "stile Arata": un felice connubio di elementi modernisti e secessionisti, di allusioni ad uno stile medievale fantasiosamente reinterpretato e di moduli della tradizione accademica sottoposti, tuttavia, a distorsioni e a libere interpretazioni, il tutto in un tessuto in qualche modo classicistico.
Dal 1907-1908 egli è attivo a Napoli. Particolarmente significative sono due opere di questo periodo: il Complesso termale di Agnano, dove troviamo quello che diventerà un vero leitmotiv della poetica aratiana, e cioè l’attenzione all'inserimento paesistico della costruzione per giungere ad una suggestiva integrazione di artificio e natura; e il Palazzo Mannajuolo in via Filangeri a Napoli, dove si nota una rilettura della spazialità barocca unitamente alla ripresa di molti moduli modernisti italiani ed europei.
Gli anni '10 costituiscono il fulcro dello “stile Arata”: le case Berri- Meregalli in via Mozart e in via Barozzi a Milano, dove le modellazioni floreali moderniste vengono unite a mascheroni mostruosi di un fiabesco medioevo, a rustici bugnati di ispirazione manierista e a vivaci mosaici e dorature di sapore orientale. Significativa è anche un'intensa produzione di disegni e progetti sospesi tra realtà ed utopia. Non a caso uno dei due progetti inviati al concorso, bandito nel 1914, per la costruzione della Cattedrale di Salsomaggiore viene intitolato "Utopia" e presenta connotazioni fantastiche, dove prevalgono scenografici sistemi di ambientazione e implicazioni simboliche, come testimoniano i vari progetti per il nuovo Cimitero monumentale di Piacenza, che non sarà mai realizzato. Nei progetti aratiani degli anni '20 al decorativismo di marca Art nouveau si sostituisce un'irresistibile tentazione verso la grande scala e la magniloquenza, di cui il maggiore esponente è il progetto del 1923 per Palazzo Korner, il primo grattacielo italiano, poi non realizzato per motivi contingenti, tra cui il divieto di sfratto agli inquilini che occupavano il gruppo di case che doveva essere demolito.
Nel 1924 a Giulio Ulissse Arata, amico del nobile piacentino Giuseppe Ricci Oddi che aveva donato alla Città di Piacenza la propria collezione di quadri e sculture di arte creando i presupposti per l'istituzione della Galleria d'arte moderna che fu poi a lui intitolata, fu affidato il progetto per la realizzazione di una "Civica Galleria". Nel 1931, quando la collezione fu trasferita nella Galleria, Arata si occupò insieme a Ricci-Oddi anche dell'allestimento. Nell'immediato dopoguerra divenne presidente della prestigiosa Galleria.
Morì nella sua villa di Piacenza il 15 settembre 1962.

 

 

Archivio Giulio Ulisse Arata
Eredi Montaretto Marullo a Piacenza conservano l'Archivio dei progetti e dei disegni.
Biblioteca civica di Piacenza "Passerini Landi" conserva i progetti relativi a un edificio di banca mai realizzato a Piacenza (Filiale del Banco di Roma 1977).
Collegio Alberoni di Piacenza conserva il fondo bibliografico omonimo.
Archivio di Stato di Piacenza conserva le immagini digitali dei progetti relativi alla Chiesa parrocchiale di San Vitale a Salsomaggiore e al Cimitero monumentale di Piacenza.

Bibliografia
Fabio Mangone, Giulio Ulisse Arata: opera completa, Napoli, Electa Napoli, [1993].
Giulio Ulisse Arata 1881-1962. Architetture in Emilia Romagna, Piacenza, s.e., 2012.
Dizionario biografico degli italiani, 34 (1988), p. 162.
Annachiara Gazzola, La Galleria d'arte moderna Ricci Oddi di Piacenza: storia di una collezione e dei suoi allestimenti museali dal 1931 al 2003. Tesi di laurea in Lettere moderne, Università degli studi di Pisa, Facoltà di lettere e filosofia, s.d.


 

 
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