BERZOLLA, Pietro
Pontenure (PC), 1898 - Pontenure (PC), 1989
Nato
il 5 febbraio 1898 nel castello di
Muradello di Pontenure in provincia
di Piacenza, da Andrea ed Emma
Lamoure, visse a Saliceto di Cadeo
dovre frequentò le scuole elementari.
A Piacenza frequentò le scuole
tecniche e un anno fu iscritto
all'istituto “Gazzola” con il pittore
Luciano Ricchetti.
Su consiglio dei suoi professori
Francesco Ghittoni e Camillo Guidotti
si iscrisse nel 1913
all'Accademia di belle arti
di Parma dove fra gli altri
ebbe come insegnanti De Strobel,
Baratta, lo storico dell'arte Mario
Salmi, l'architetto Mancini e per
breve tempo Giulio
Ulisse Arata. Nel 1917 fu
mobilitato sul Carso e poi in
Trentino. Fu congedato con la Croce
al merito di guerra. Ripresi gli
studi nel 1919 fu licenziato
dall'Accademia nel 1920 e abilitatosi
nel 1921 all'insegnamento ottiene la
cattedra di architettura e
prospettiva proprio all'Accademia di
Parma. Nel 1922 inizia ufficialmente
la sua carriera professionale. A
Pontenure fondò e
diresse dal 1921 al 1923 una scuola
serale gratuita di disegno per operai
e artigiani. Fu molto attivo anche
sul fronte del restauro, attento
conoscitore dell'architettura storica
intervenne sempre secondo criteri
integrativi e di ripristino
dell'unità stilistica. Dal 1929 aderì
al gusto dell'Art
decò, esempi si possono
trovare nel palazzo del Governatore a
Piacenza ma soprattutto nella sede
dell'impresa Brioschi sempre a
Piacenza in via Cavour. Negli anni
Trenta propende per una maggiore
semplificazione in senso razionalista
passando dall'uso del laterizio al
cemento e intonaco. Dopo il progetto
del quartiere "Regina Margherita" del
1926, edilizia abitativa per
dipendenti pubblici e mutilati di
guerra, nel 1932 progetta il
Quartiere delle case popolari
Farnesiana, improntato alla
semplicità, sobrietà senza
penalizzare la "solidità, la comodità
e l'igiene". Seguono i progetti per
la sistemazione di Barriera Roma dal
1932 al 1935, le case popolari di via
Capra del 1936, il quartiere popolare
di via Benedettine, il quartiere di
Borgotrebbia. Per la linea
ferroviaria Piacenza - Bettola tra il
1931 e il 1932 progetta un fabbricato
adibito ad autorimessa che per le sue
caratteristiche monumentali viene
definito il Duomo. In questi anni si
dedica alla progettazione di altre
costruzioni funzionali come il
magazzino Longhini in via 10 Giugno e
il distributore Esso in piazzale
Roma.
Nel 1930 sposò un'ex allieva,
Mariù Cognetti de
Martiis, valente pittrice,
che divenne anche sua preziosa
collaboratrice nei progetti edili,
soprattutto per gli arredamenti, fino
al 1972, anno della sua morte. Ebbero
due figlie entrambe abilitate
all'insegnamento della storia dell’a
rte. Negli anni '50 è impegnato nella
ricostruzione del Liceo Musicale
Nicolini e della Scuola di avviamento
professionale "Spartaco Coppellotti".
Negli stessi anni dirige i restauri a
Veleia Romana e organizza anche il "I
convegno di Studi veleiati". Intensa
è la sua attività di progettazione
sempre agli inizi degli anni '50 per
diversi complessi industriali come il
palazzo degli uffici per Agip di
Cortemaggiore, le officine Astra e
Carenzi e lo stabilimento Vaj.
Progetta anche edifici religiosi come
la chiesa dei SS. Angeli custodi di
Borgotrebbia nel 1941 e quella della
Sacra famiglia all'Infrangibile nel
1951. Partecipa al concorso per il
Piano regolatore di Piacenza bandito
dal Comune nel 1932 vincendo ex-aequo
il primo premio con il
progetto Motto: "Realtà"
assieme agli altri progettisti:
Pietro Bottoni, Mario Pucci e Leone
Carmignani. Le sue opere
sono presenti in tutto il territorio
piacentino ma si trovano esempi anche
a Codogno, Senna Lodigiana, Magenta,
Lungavilla, Macugnaga fino a Capri e
sul Monte Faito (NA) dove edificò una
villa, un cinema e un ristorante.
Svolge inoltre un'intesa attività
pubblicistica e grafica su riviste
specializzate. Collabora con gli
"Amici dell'Arte" di Piacenza e fonda
nel 1966 la sezione cittadina di
"Italia Nostra". Nel 1955 è nominato
cavaliere della Repubblica; nel 1959
è insignito della medaglia d'argento
per meriti culturali e artistici; nel
1965 diventa commendatore della
Repubblica. Il Centro Studi e
Archivio della Comunicazione
dell'Università di Parma conserva
trenta elaborati realizzati fra il
1920 e il 1923 ricevuti per donazione
nel 1979 dalla famiglia. Muore il 29
dicembre 1984 e nel 1998 gli viene
intitolata una strada a
Borgotrebbia.
Bibliografia
Concorso
per il piano regolatore di Piacenza:
motto: Realtà, architetti: Pietro
Berzolla, Piero Bottoni, Mario Pucci
e Leone, Carmignani,
Parma, La Bodoniana, 1933.
Umberto Fava, Potrebbero formare
una città le opere dell'architetto
Berzolla , in «Strenna
piacentina», 1985, pp. 87-96;
Pietro Berzolla: la formazione,
il mestiere, la città, (1898-1984):
Piacenza, Palazzo Farnese, Sala
Mostre, 20 maggio-4 giugno 1995,
1995.
Olga Chiesa e Loredana Mazzocchi,
Pietro Berzolla : i disegni
conservati all'Archivio di Stato di
Piacenza, in «La formazione
dell'architetto», Piacenza, Giovanni
Marchesi, 2012.
La
mia guerra: memorie di Pietro
Berzolla, a cura di Ippolito
Negri, scheda biografica di Valeria
Poli, Voghera, Marvia, 2017;
Pietro
Berzolla, architetto in
Piacenza, a cura di Benito
Dodi, Piacenza, Giovanni Marchesi,
2018.
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