ROSSI, Tullio
Roma, 1903 - Firenze, 1995
Intrapresi gli studi classici con la
prospettiva di una carriera
diplomatica, si appassionò al disegno
dal vero e decise di iscriversi alla
Scuola di architettura di Roma
(1921). Fra i suoi compagni di studi
furono Pier Niccolò Berardi, Luigi
Vietti, Adolfo Rustichelli. Come
disegnatore ottenne vari
riconoscimenti accademici ed ebbe
modo di lavorare nello studio di
Vittorio Morpurgo, suo professore di
Arredamento, del quale fu anche
assistente per un breve periodo. Nel
1928 si laureò con un progetto di
club nautico a S. Michele di Pagana,
presso Rapallo, grazie al quale
ottenne anche il premio
Valadier. Iscritto all'Albo
nel 1929, fu invitato dall'architetto
Carlo Broggi a collaborare alla
costruzione del Palazzo della Società
delle nazioni a Ginevra ma decise di
rifiutare, preferendo la sua attività
di collaborazione con lo studio dei
Busiri Vici. Nello stesso anno fu
chiamato dall'arcivescovo Marchetti
Selvaggiani a coprire l'incarico di
architetto ufficiale della Pontificia
Opera per la provvista di nuove
chiese in Roma. L'organo, istituito
da Pio XII in seguito al concordato
fra Stato e Chiesa, si occupava della
costruzione di nuove
chiese nelle aree di
espansione urbanistica della
capitale, con l'obiettivo essenziale
di dotare i nuovi quartieri di un
edificio di culto capiente e
dignitoso ma abbastanza economico.
Rossi riuscì ad interpretare al
meglio le finalità dell'Opera,
accettando le limitazioni economiche
senza sacrificare la riconoscibilità
dell'edificio e realizzando 38 chiese
fra il 1933 e il 1956. Ricordiamo la
chiesa di S. Maria della Provvidenza
a Monteverde, Santa Maria della
Misericordia alla Borgata Gordiani,
San Michele Arcangelo a Pietralata,
Santa Galla alla Garbatella, Santa
Emerenziana a Tor Fiorenza, e molte
altre.
Parallelamente continuò la sua
attività di libero professionista
partecipando ad alcuni concorsi
(Piano regolatore di Padova e di
Faenza) e realizzando vari edifici
residenziali e interventi di
restauro: si ricordano, a Roma, la
villa Ricci Bartoloni sull'Appia
Antica (1934), la villa Cidonio sulla
Cassia, la villa Solaro del Borgo
(1935), la villa per l'ambasciatore
Leonardo Vitetti (1935), la villa
Falconi e villa Scialoia a Forte dei
Marmi (LU) le ville per la famiglia
Gherardesca in Maremma e varie
abitazioni a Cortina d'Ampezzo (BL),
tra cui le case ad appartamenti, Casa
otto e Casa dieci.
Il tema dell'abitazione fu sempre considerato centrale da Rossi il quale concepiva la sua progettazione sempre a partire dagli spazi interni, secondo un procedimento che lo ha fatto avvicinare dalla critica all'Architettura organica. Nel 1945 si trasferì a Firenze, dove aveva in corso alcuni progetti e aprì con Pier Niccolò Berardi lo Studio San Giorgio, riferendosi al progetto per il piano urbanistico delI'Isola di San Giorgio a Venezia che lo aveva impegnato per tutto l'anno, senza giungere alla realizzazione. Insieme parteciparono al concorso per la ricostruzione della zona del Ponte Vecchio distrutta dai bombardamenti (1946) e realizzarono, fra le altre, la Club House del circolo La Mandria, presso Torino (1957), il Golf Club Le Betulle a Biella (1958), l'edificio per il Museo della Richard Ginori a Doccia, presso Firenze (1965). Nel 1967, sciolto lo Studio San Giorgio – principalmente per il desiderio di Berardi di dedicarsi alla pittura – si trasferì in un locale più grande in piazza Beccaria e chiamò a collaborare con lui uno dei due figli architetti, ancora residenti a Roma. A partire dal 1954 realizzò alcune ville a San Vincenzo (LI), in cui tentò di realizzare una perfetta fusione fra la costruzione e la natura del luogo, soprattutto attraverso la scelta di materiali locali. Ricordiamo: villa Olmaia (1956), villa Solengo (1958) villa Il Suvericcio (1960) villa Sulla Duna (1964). Fra il 1958 e il 1974, per incarico della società Immobiliare di Roma, si occupò del Piano paesaggistico dell'Olgiata romana dove realizzò la Club House Golf, con relativo arredamento, alcune ville private e le case a schiera della cosiddetta Isola 13 in collaborazione con i figli Patrizio e Alvise Rossi Fioravanti. Nel 1963 redasse il Piano regolatore di Calamoresca (GR), in collaborazione con l'ingegner Michele Invernizzi, realizzandovi due nuclei abitativi da 80 appartamenti. Nello stesso periodo realizzò alcune ville, tra cui quella dell'ingegner Cossio e dell'ingegner Rizzani nei pressi di Udine, e il palazzo della Società Saint André a Montecarlo, progettato nel 1978 con il figlio Alvise, per il quale disegnò anche l'arredamento dell'annesso ristorante.
Bibliografia
G. Montanaro, L'opera
dell'architetto romano Tullio
Rossi, tesi di laurea in Storia
delle arti industriali, università
degli Studi di Roma La Sapienza a.a.
1989-1990.
C. Cresti, A. Gioli, L. Macci, G.
Maggiora, U. Tramonti, Firenze
1945-1947. I progetti della
Ricostruzione, Firenze,
Alinea, 1995.
Ordine degli Achitetti di Roma e
Rieti-Provincia di Roma-Comune di
Roma, 50
anni di
professione, catalogo
della mostra, a cura di R. Bizzotto,
L. Chiumenti, A. Muntoni, Roma,
Edizioni Kappa, 1983.
Vite
professionali parallele,
1920-1980, catalogo della
1a sezione della
mostra
itinerante Architectonicum,
a cura di G. Latour, Roma, Presidenza
del Consiglio dei Ministri,
1992.
Guida
agli archivi di architetti e
ingegneri del Novecento in
Toscana, a cura di E.
Insabato e C. Ghelli, Firenze,
Edifir, 2007, pp.
318-321.
T. Rossi Fioravanti, Il
progetto di Tullio Rossi per la
ricostruzione di Por Santa Maria e la
zona di Ponte Vecchio
(1946), in «Bollettino
della Società di Studi Fiorentini»,
Firenze, 2009.
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