Roma, Palazzo della Civiltà Italiana, Esposizione universale del 1942, Bruno Ernesto Lapadula, 1937-1942
Progetto del Palazzo della Civilta' Italiana, Esposizione universale del 1942 a Roma, particolare della facciata, 1937-1942.
Collaboratori: Giovanni Guerrini, Mario Romano
«Insolito e ambiguo destino,
quello di Ernesto Bruno Lapadula:
quello di aver dato a Roma uno dei
suoi edifici più caratteristici,
inseparabile ormai dalla sua
identità architettonica…»: così si
esprime Paolo Portoghesi (p. 7) a
proposito del palazzo della Civiltà
italiana progettato da Bruno
Ernesto insieme con Giovanni
Guerrini e Mario Romano per
l'Esposizione universale del 1942
(ABEL, prog. n. 44); una
esposizione realizzata a Roma per
celebrare il ventennale del regime,
prendendo ad esempio quelle
immediatamente precedenti tenute
nelle principali città europee:
Bruxelles nel 1935, Parigi nel
1937, Glasgow nel 1938 e l'ultima
di New York nel 1939 per cui
Lapadula, insieme con Michele
Busiri Vici e Mario Romano, aveva
progettato il Padiglione italiano
(ABEL, prog. n. 52). Ma a Roma la
situazione era diversa, tutta
l'"impresa" aveva un valore
assolutamente simbolico: come si
espresse Vittorio Cini, commissario
preposto a capo dell'E42, parlando
a nome del capo del Governo «essa
dovrà anzitutto porre in rilievo la
potenza raggiunta dall'Italia
fascista in tutti i settori
dell'Attività umana» (ACS,
Segreteria particolare del
duce, Carteggio ordinario,
1922-1943, fasc. 509.832,
«Roma. Esposizione Universale
E42»).
Il concorso fu bandito il 5 luglio
1937 e prevedeva la consegna degli
elaborati per il 15 ottobre dello
stesso anno: componevano la giuria
Cipriano Efisio Oppo (presidente),
Giuseppe Pagano, Marcello
Piacentini e Giovanni Michelucci
(eletti dall'Ente), Pietro De
Francisci (ministero
dell'Educazione nazionale), Piero
Portaluppi (Sindacato nazionale
architetti) e Giuseppe Caffarelli
(Sindacato nazionale ingegneri). Il
progetto della terna
Lapadula-Guerrini-Romano –
considerato pur sempre una sorta
«di esercitazione scolastica in
voga nella facoltà di Roma»
(Nicoloso, p. 171) –, "rivisto" in
parte dal maestro Piacentini che
incaricò l'Ufficio tecnico
dell'Ente di effettuare alcune
modifiche vinse il Concorso: aveva
dunque avuto la meglio
quell'indirizzo classicista
dell'architettura fortemente voluto
da Marcello Piacentini (cfr.
Nicoloso, p. 208 e nota 62) e
successivamente teorizzato dallo
stesso Lapadula in suo scritto del
1948 intitolato La teoria delle
proporzioni astratte.
Archivio del progetto
Archivio "Bruno
Ernesto Lapadula"
Serie el gr pr149 tavole, 17 disegni,
12 schizzi. Segnatura: B. E.
Lapadula-ELG/044.
Serie fotografie progetti u. a 21:
110 fotografie (elaborati grafici,
plastico, edificio costruito) B. E.
Lapadula-FOT/01/21.
Due fotografie di elaborati grafici
dell'esterno del palazzo presentano
ritocchi a mano.
M. Casciato e S. Poretti, Il Palazzo della Civiltà italiana. Architettura e costruzione del Colosseo quadrato, Milano, Federico Motta, 2002.