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Trieste, Faro della Vittoria, Arduino Berlam, 1919-1927

 
 Arduino Berlam, Faro della Vittoria, Trieste 1919-1927.

Arduino Berlam, Faro della Vittoria, Trieste 1919-1927.

 
 

Autore: Arduino Berlam

«A. D. MCMXXVII / SPLENDI E RICORDA / I CADUTI SUL MARE / MCMXV – MCMXVIII»: tali versi, incisi sulla targa in pietra di Orsera posta alla base del Faro della Vittoria di Trieste, ricorda i marinai e in generale tutti i caduti della Prima guerra mondiale. Oltre ad espletare la propria funzione infatti, il faro è anche un monumento nazionale.
Si erge sul colle di Gretta, innalzandosi sopra il torrione principale del Forte Kressich, un importante complesso militare costruito nel 1854 su progetto dell'architetto Karl Möring, ora inglobato nel basamento del faro.
Il progetto è opera dell'architetto Arduino Berlam, che volle coniugare l'esigenza di un nuovo faro con il desiderio della città di commemorare la data dell'ingresso in città dell'esercito italiano, il 3 novembre 1918, e la vittoria del Regno d'Italia sull'Impero austro-ungarico.
I lavori furono finanziati dalle autorità nazionali, da sottoscrizioni di enti e di privati cittadini; l'appalto per la costruzione fu affidato al consorzio tra cooperative di ex combattenti, mentre l'incarico di trasportare sul sito i materiali edili fu conferito alla ditta Semeraro. Dopo quattro anni di lavori, iniziati il 15 gennaio 1923, il faro fu inaugurato il 24 maggio 1927 alla presenza del re Vittorio Emanuele III.
La struttura si articola in una gradinata monumentale alla cui sommità si trova un solettone. Su di esso è apposta la lapide con l'epigrafe dedicatoria riportata all'inizio. Prosegue con uno zoccolo a campana da cui pende l'ancora del cacciatorpedinere Audace, che il 3 novembre 1918 attraccò sul molo ancora oggi ad esso intitolato. Sull'avancorpo del ballatoio, da cui si innalza il fusto della colonna, è posta la statua in pietra del Marinaio ignoto, opera dello scultore triestino Giovanni Mayer (1863-1943). La colonna, in cemento armato, è rivestita da blocchi di pietra di Orsera e termina con un capitello che sorregge il terrazzo su cui poggia la lanterna. Quest'ultima è circondata da un ulteriore terrazzo in ferro ed è coronata da una cupola di rame. Sopra la cupola svetta la statua della Vittoria alata, opera anch'essa di Mayer e forgiata dal maestro d'arti Giacomo Sebroth.

 

Archivio del progetto
Civici musei di storia ed arte di Trieste, Berlam.

Bibliografia
M. Zerboni, Il Faro della Vittoria, Trieste, MGS Press, 2001.